Premio Nobel per l’Economia 2025: l’importanza dell’innovazione come strumento di crescita economica e sviluppo sociale
Andrea Roventini e Nuvolari commentano il recente Premio Nobel per l’Economia assegnato a Joel Mokyr, Philippe Aghion e Peter Howitt
Il Premio Nobel per l’Economia 2025 è stato assegnato a Joel Mokyr, Philippe Aghion e Peter Howitt. Un riconoscimento, come si legge nella motivazione “per aver spiegato la crescita economica trainata dall’innovazione”.
In particolare, a Mokyr è stato attribuito il merito di “aver identificato i prerequisiti della crescita sostenuta attraverso il progresso tecnologico”, mentre Aghion e Howitt sono stati premiati “per la teoria della crescita sostenuta attraverso la distruzione creatrice”.
Abbiamo chiesto ad Alessandro Nuvolari, Prorettore alla Ricerca della Scuola Superiore Sant’Anna e professore ordinario di Storia Economica, e ad Andrea Roventini, Direttore dell’Istituto di Economia e professore ordinario di Economia Politica, un commento sull’assegnazione del Premio Nobel. In particolare, Nuvolari si è soffermato sul contributo di Joel Mokyr agli studi in materia di storia economica e alle loro ripercussioni sulla società attuale, mentre Roventini ha analizzato l’importanza delle ricerche di Aghion e Howitt e come i loro modelli dimostrino che la crescita economica è strettamente legata all’innovazione e al progresso tecnologico.
L’intervista con Alessandro Nuvolari
Professore Nuvolari, un commento sulla decisione di assegnare il Premio Nobel a Mokyr?
“Sono stato personalmente contento della decisione. Sembra che l’Accademia delle Scienze riconosca sempre più chiaramente l’importanza fondamentale della storia economica all’interno delle scienze economiche. Dal 2022 a oggi, il premio Nobel è stato assegnato a economisti che si sono confrontati in modo intenso con la ricerca storica, e, a mio avviso, i lavori di Claudia Goldin possono essere considerati a pieno titolo opere di storia economica. Nel caso di Joel Mokyr, poi, si tratta esplicitamente di un riconoscimento conferito a un "membro ufficiale" della comunità scientifica degli storici economici, il che rafforza ulteriormente il segnale del crescente peso della storia economica nella ricerca economica contemporanea.
È possibile fare un'altra considerazione. Il tema del premio di quest’anno riguarda la crescita e l’innovazione. Da questo punto di vista, si potrebbe dire che si tratti di un Nobel assegnato con notevole ritardo e che, purtroppo, tale ritardo abbia reso impossibile riconoscere il contributo dei “padri fondatori” della moderna economia dell’innovazione, come Chris Freeman, Dick Nelson e Nate Rosenberg. Si dice spesso ‘meglio tardi che mai’, ma in questo caso il ritardo è quasi imperdonabile”.
Quanto ritiene significativo il contributo degli economisti premiati al pensiero economico e quali potrebbero essere le implicazioni per la società attuale?
“Mi limiterò qui a commentare il contributo di Joel Mokyr. Nei suoi lavori, Mokyr ha messo in luce il ruolo storico dell’Illuminismo nel promuovere la crescita economica moderna e nel contribuire al miglioramento degli standard di vita della popolazione mondiale. Pur interessandosi in modo particolare alle ricadute economiche dell’Illuminismo, egli ha insistito sull’importanza dei valori dell’Illuminismo — in particolare la società aperta, la fiducia nella conoscenza e la tolleranza. Uno degli insegnamenti più significativi che si possono trarre dalla sua opera è la necessità di perseguire percorsi di sviluppo inclusivi, che devono essere però saldamente radicati nell’Enligthenment Project che, nonostante i suoi limiti, continua a rappresentare il blueprint migliore per le società contemporanee”.
Esistono affinità tra la ricerca di Mokyr con quella condotta all’Istituto di Economia?
“Il tema dell’innovazione — inclusa la storia economica dell’innovazione — costituisce uno dei principali filoni di ricerca dell’Istituto di Economia. Joel Mokyr ha spesso citato i miei lavori, così come quelli di altri economisti ed economiste dell’Istituto. Nelle mie ricerche mi sono confrontato più volte con la sua interpretazione della Rivoluzione industriale, e ritengo che questo dialogo intellettuale continuerà anche in futuro.
In questa prospettiva si inserisce anche il recente progetto FIS WORKNOW, vinto da Raffaele Danna, che mira a studiare l’emergere di una nuova dinamica della conoscenza ‘pratica’ in Europa a partire dal tardo Medioevo. Si tratta, in effetti, di un progetto che si colloca pienamente all’interno dell’agenda di ricerca delineata da Joel Mokyr a partire dal suo libro The Gifts of Athena”.
L’intervista con Andrea Roventini
Professore Roventini, un suo commento sulla decisione di assegnare il Premio Nobel ad Aghion e Howitt?
“È una decisione attesa dato il contributo rilevante dei due economisti alla teoria della crescita economica. In particolare, Aghion e Howitt hanno sviluppato modelli teorici che legano l’innovazione e il progresso tecnico delle imprese alla crescita economica dei Paesi. Personalmente, sono felice per Peter Howitt, un amico che è venuto diverse volte alla Scuola Sant’Anna ad insegnare al PhD in Economics dell’Istituto di Economia”.
Quanto ritiene significativo il contributo degli economisti premiati al pensiero economico e quali potrebbero essere le implicazioni per la società attuale?
“Le ricerche di Aghion e Howitt si innestano nel pensiero Schumpeteriano dell’innovazione e della crescita economica. I loro modelli mostrano che l’innovazione e il progresso tecnologico sono alla base della crescita economica. Ma, allo stesso tempo l’innovazione, porta a fenomeni di distruzione creatrice che minacciano i vantaggi competitivi di imprese e Paesi e offrono nuove opportunità di crescita per i nuovi arrivati. Un esempio lampante sono le opportunità offerta della decarbonizzazione dell’economia, dove le imprese cinesi hanno saputo cogliere i vantaggi dell’innovazione verde per aumentare la loro competitività, sfidare le imprese USA e UE nei mercati esistenti, e aprire nuovi mercati. La crisi dell’industria automobilistica europea è un classico esempio di concorrenza Schumpeteriana. Le implicazioni di politica economica sono chiare: servono politiche pubbliche a sostegno della ricerca e dell’innovazione e politiche industriali. Tornando all’esempio precedente, i successi della Cina derivano da un insieme di politiche industriali e d’innovazione progettate e sostenute per decenni; l’Unione Europea dovrebbe seguire questa strategia, ma purtroppo nonostante i proclami non alloca le risorse necessarie e preferisce puntare sull’industria bellica. Infine, in presenza di concorrenza Schumpeteriana, la UE e le imprese automobilistiche europee devono puntare decisamente sull’auto elettrica e sulle filiere associate per colmare i gap tecnologici con le imprese cinese; rimandare ad oltre il 2025 il divieto di vendita dei motori a scoppio, prolungherà solo l’agonia del settore auto con gravi rischi per la sopravvivenza delle imprese europee e per l’occupazione”.
Esistono affinità tra la ricerca di Aghion e Howitt e le attività condotte all’Istituto di Economia?
“L’innovazione, il progresso tecnologico e la crescita economica sono sempre state al centro della ricerca dell’Istituto di Economia fin dalla sua fondazione. Giovanni Dosi è uno dei massimi studiosi mondiali d’innovazione e di economia evolutiva. Giovanni ha pubblicato molti contributi sull’influenza dell'innovazione sulla competitività e le scelte strategiche delle imprese, sulla dinamica industriale, sulla crescita economica dei Paesi e le necessarie politiche industriali. Più in generale i contributi di Aghion e Howitt si innestano in un filone di ricerca di economia dell’innovazione già consolidato a cui hanno contribuito in maniera fondamentale Chris Freeman, Dick Nelson, Sidney Winter e appunto Giovanni Dosi. È un peccato che ancora una volta i Nobel per l’economia siano stati assegnati solo a studiosi mainstream ignorando chi ha prodotto contributi fondamentali allo studio dell’innovazione e del cambiamento tecnologico”.